RECENSIONI

DIVERTENTE E ARGUTO

 

di Rosario Vitale

(ilmiolibro.it)

 

2 novembre 2015

 

Divertente, a tratti pungente e pure sagace. È stata una lettura un po’ faticosa, ma non per il linguaggio, per le emozioni contrastanti che mi hanno coinvolto contemporaneamente: da un lato il piacere di leggere una satira non banale, dall’altro il disagio della profanazione dell’opera originale. Provo ammirazione sconfinata, al limite dell’adorazione, per Leopardi, l’idea di spostare anche solo una virgola di un suo scritto mi fa inorridire. Ma sono miei limiti, mie ossessioni. Resto dell’idea che “In copia difforme” sia divertente e arguto.

VOX POPULI


di Alessandra Nateri Sangiovnni

(ilmiolibro.it)


8 gennaio 2014


Il “coro dei sassi” che “perde una voce ad ogni istante”, ma a cui tante se ne aggiungono “inascoltate”, innalza il suo grido da quest’opera di Annarita Coriasco e qui trova il suo ascolto. E’ facile, per un cuore sensibile, sentire quel coro levarsi da questi versi, sentirne il doloroso richiamo. Come possono orecchie e cuore dei potenti restare sordi e impassibili? Come si può non sentire una stretta al cuore, al solo pensiero dei tanti “Pasquale” che in miniera hanno trascorso e lasciato la propria vita? O come si può non sentirla davanti ai tanti “cappellini verdi”, sempre più numerosi… in questi tristi tempi? L’Autrice non manca certo d’acuta  e pungente ironia nei confronti dei “potenti”: il linguaggio arguto dà voce agli onesti lavoratori, ai tanti colpiti e piegati da questa politica che fa acqua… ai tanti “numeri” sostituibili con “altri meno cari”. L’ironia si fa via via più graffiante, diventa sarcasmo, tocca la bassezza del bullismo… la tragedia dell’impossibilità per le nuove coppie di creare una famiglia propria… Sono tante le problematiche sociali in questa nostra epoca e perciò tanti i temi qui trattati. Non voglio elencarli per non togliere al lettore il piacere di scoprirli ( seppure -ahimè- possa ben immaginarli… ). Questa sagace poetessa ben utilizza la poesia come pungente mezzo di denuncia, attraverso uno stile brillante che ricorda molto il mitico Trilussa. La sua è splendida satira politica e sociale. Ridere dei propri drammi, anche se per un istante, certo, aiuta a sdrammatizzarne l’entità… Ma ciò che resta – e questo è più importante – è l’arguta denuncia, la voce alta, le tante voci che si levano da ogni riga di quest’opera. Resta la ritrovata dignità a cui ogni individuo ha pieno diritto e che tu – Brava, Annarita!- hai ridato coi tuoi versi ad ognuno di questi infelici!


Alessandra Nateri Sangiovanni

L'EROE IN PENSIONE

La copertina del libro
Omicidi tra le righe - delitti di provincia

Giacomo Pucci, ex maresciallo ora in pensione, è un personaggio che suscita simpatia immediata: allergico a passatempi come le bocce o il biliardino, Pucci non riesce ad ammettere a se stesso che quello che gli manca è il lavoro. Il mènage con la moglie Franca è estremamente realistico, tra battibecchi e riconciliazioni, si vede che i due vanno d’amore e d’accordo e che il loro matrimonio è a prova di bomba. A far tornare Pucci al suo antico lavoro sarà un’improbabile scrittrice, logorroica, presuntuosa al punto giusto ed autrice di opere tutt’altro che memorabili. La descrizione di Rinuccia Mistrale Riboletti calza a pennello al personaggio: «… avvolta in un tailleur grigio topo modello gestapo, ingentilito da un turbante rosso fuoco e da un carico di anelli e bracciali di poco inferiore al contenuto della vetrina di un gioielliere del centro». Con la promessa di una pubblicazione delle opere della moglie, anch’essa scrittrice dilettante, il nostro maresciallo si lascia intrappolare in un caso davvero “accattivante”: la scomparsa di mille copie del libro inedito della Ribolletti “Pane e salsa tartara”, rubate dallo scantinato della casa dell’autrice. Chi può aver commesso un tale misfatto? Le indagini di Pucci procedono stanche, il maresciallo spera solo di rendere felice la moglie e, già che si trova, chiede anche un patentino da detective, nella vita non si sa mai… Tutto sembra procedere bene, finchè non ci scappa il primo morto, conosciuto dalla Ribolletti e, come se ciò non bastasse, nella bocca del cadavere vengono ritrovate alcune pagine strappate dal famoso libro. Il sesto senso del protagonista viene solleticato e le indagini prendono una piega inaspettata. Giallo divertente e ben scritto. Ad un certo punto davvero non si riesce a smettere di leggere: il lettore vuole scoprire l’assassino, conoscere il legame con il libro, capire il significato dei richiami letterari ritrovati sulla scena del delitto e il significato della parola “eros”. Il merito di “Omicidio tra le righe” risiede, soprattutto, nei personaggi, tutti ben descritti ed alcuni piuttosto notevoli, come Amilcare Vallè, energumeno dalla lacrima facile, o il brigadiere Casapiccola, donnaiolo assolutamente improbabile. Tutti strappano un sorriso ma, su tutti, è proprio il nostro protagonista a rendere piacevole la lettura, con il suo essere continuamente in bilico tra la volontà di proseguire nelle indagini e l’atroce consapevolezza che i suoi innumerevoli ritardi scateneranno le ire della suscettibile Franca. Tutta da leggere, poi, l’incredibile trama di “Pane e salsa tartara”: una rivisitazione de “Il deserto dei tartari” in chiave culinaria; complimenti davvero alla fervida fantasia dell’autrice! Peccato per il finale, non prevedibile ma un po’ tirato via, si poteva, a mio parere, arrivare alla conclusione con meno fretta e più particolari, così da spiegare meglio alcuni legami tra i personaggi. Lettura comunque piacevole e, lo devo ammettere, l’immagine di Giacomo Pucci, l’“eroe del lampadario di Foli”, con una Reflex tra le mani a spiare possibili adulteri, solletica la mia curiosità…

 

Valeria (il libri di "ilmiolibro") 2/11/2011

 

OMICIDI TRA LE RIGHE

Giacomo Pucci, maresciallo dei carabinieri, è finalmente arrivato alla pensione. Sua moglie Franca ha la passione per la poesia e si iscrive a un concorso. E’ a una premiazione che fanno la conoscenza di un personaggio assai stravagante, una poetessa, che sta per sposare un vecchio amico di Pucci. La poetessa li invita a cena e propone a Pucci di occuparsi di uno strano caso, la sparizione di un migliaio di copie di un romanzo scritto da lei, una paccottiglia stramba quanto l’autrice. Se non fosse che Franca è andata in estasi di fronte a una possibilità di pubblicazione, Pucci non avrebbe mai fatto richiesta di patentino per poter indagare e dunque accetta il caso. E qua cominciano i veri guai. Persone legate alla poetessa vengono trovate morte strangolate e con delle pagine del romanzo scomparso ficcate in gola. Con i divertenti battibecchi tra Franca e il marito, in cui a parlare è quasi spesso solo lei, e una certa umanità variopinta che spunta nello scorrere della vicenda, Omicidi Tra Le Righe è una storia leggera e allegra, a tratti grottesca, sempre attenta ai dettagli e alla nitidezza di paesaggi e ambienti. Il finale è degno di un melodramma, degno dello stile di vita eccentrico della poetessa Solidea Mistrale Ribolletti.  Complimenti alla scrittura spiritosa, che va comunque rivista per diverse sviste ortografiche. 

 

di Anita Gambelli ("i libri de ilmiolibro") - 8 novembre 2011

LO SPECCHIO, LA SPADA, IL FUOCO E LE CATENE


A tutti gli amanti del fantasy segnaliamo l’uscita del libro “Lo specchio, la spada, il fuoco e le catene” della scrittrice nolese Annarita Coriasco. Il libro contiene quattro storie leggendarie di donne altrettanto leggendarie: la donna che sposò il mago, la donna che volle diventare guerriero, la donna che amò il drago, la donna che divenne schiava… Quattro storie particolari e sorprendenti. Quattro donne sorprendenti. Quattro finali sorprendenti. Tutto questo è “Lo specchio, la spada, il fuoco e le catene”.

Tra l’altro segnaliamo che i primi due racconti sono stati premiati negli anni Novanta con il prestigioso “Premio Courmayeur” per la letteratura fantastica.

La versione e-book potete scaricarla da Amazon, mentre chi ama la carta stampata può ordinare il libro tramite i circuiti Lulu.com oppure Ilmiolibro.

Tra i tanti premi ricevuti dalla scrittrice nolese, figurano i premi internazionali “Jean Monnet” e “Carrara-Hallstahammar”, oltre al già citato “Premio Courmayeur” per la letteratura fantastica.

Buona lettura.

 

Davide Longoni

(La zona morta)


Unico indizio: un filo d'oro
Gialli - Noir

La recensione di Dario Mazzoni:

Il poliziesco è donna
È sempre intrigante affrontare la lettura di un poliziesco ambientato in epoche, più o meno, remote. Se poi l’autore è moderno l’interesse è moltiplicato: quali ricerche avrà affrontato l’autore per dare credibilità al contesto storico? Quali i personaggi realmente esistiti e quali frutto di fantasia? In questi casi intorno ad un compatto nucleo costituito dall’indagine poliziesca deve, per forza di cose muoversi una cornice “d’ambiente” che deve essere credibile e non risibile e possibilmente priva di incongruenze temporali (per lessico, per toponomastica, per relazioni – anche sociali – tra i vari personaggi…). Senza pretendere di arrivare alla complessa acribia storico-filosofica de “Il nome della rosa” o, mutato quel che è da mutare, alle minuziose descrizioni della New York di fine ‘800 de “L’alienista” di Caleb Carr questo “Unico indizio: un filo d’oro” mantiene quasi tutte le promesse date in premessa. Siamo all’inizio ‘800 e una Torino dominata dai francesi diventa teatro di una serie di delitti le cui vittime sono donne. Coartatamente incaricata dell’indagine è Lady Costantine (il perché di quel “coartatamente” lo scoprirete leggendo il libro), donna acuta ed efficiente “solvitrice di enigmi” che vede in Jean Ladini, ufficiale congedato con disonore, un possibile valido collaboratore. Il lettore vivrà la vicenda attraverso il racconto di quest’ultimo. Lady Costantine e il suo nuovo aiutante (coadiuvati anche dal vecchio servitore di lei Lucius) partendo da ambienti malfamati e fatiscenti si trovano a dover indagare in luoghi più esclusivi. Da qui in poi, come da convenzione, le cose si faranno più complesse. Quel che intriga in questo racconto non è tanto il dipanarsi dell’indagine – un dipanarsi in fondo tradizionale, come tradizionale è la sintassi del narratore Ladini – ma la semina di una serie di indizi “emancipativi” che scardinano i topoi dell’epoca. Una Lady Costantine che maneggia pipa, lente d’ingrandimento e travestimenti come uno Sherlock Holmes in stato di grazia, una cuoca più appassionata di liriche di poeti inglesi che dell’arte culinaria, l’onnipresente timore reverenziale del narratore nei riguardi dell’investigatrice. È proprio il contrasto tra il resoconto al maschile delle vicende e questa netta supremazia femminile – che spesso diventa motivo d’imbarazzo e disorientamento per Ladini – ad imprimere agli avvenimenti una dinamica coinvolgente. Dinamica presente lungo tutto il percorso del racconto e che ben sopperisce ad alcuni passaggi non irresistibili dello stesso… ma tenendo conto che a narrare è un uomo si può ben intuire il cortocircuito metanarrativo, in quanto saranno attribuibili al solo Ladini le colpe per eventuali stasi nell’esposizione della vicenda. Se poi consideriamo che, a loro volta, i maschi fili narrativi di Ladini li muove un’autrice… la “femministica” astuzia autoriale è compiuta. Comunque la si voglia mettere è il pianeta femminile a ricavarsi meritoriamente un posto alla luce del Sole relegando quello maschile, pur senza malsana tronfiezza, in giustificato subordine. Siamo nell’800, queste “aberrazioni” sociali non sono mica quisquilie… Come nota a margine si potrebbe puntualizzare che un “meno distratto” utilizzo dei segni ortografici e sintattici (qui Ladini non c’entra) avrebbe certo giovato alla lettura ma questa è, appunto, una nota a margine. A margine di un lavoro ben costruito e che, senza picchi o avvallamenti particolarmente evidenti, scorre fluido fino alla fine.