BRANI

tratti da romanzi (già pubblicati) di Annarita Coriasco

BRANO TRATTO DAL PRIMO CAPITOLO DEL LIBRO UMORISTICO

"PROFILO D'AUTORE"

di Annarita Coriasco

 

 

TRASPORTO DI PASSIONE

Agli inizi degli anni ottanta, Leila era una donna che i più giudicavano felicemente coniugata. Il marito era un tecnico di una importante ditta e avevano tre figli. Gianluca, tredici anni, Cassandra, dieci e Filippo di otto anni. Ma Leila era insoddisfatta. Il marito era talmente assorbito dal lavoro, i figli dal doposcuola e la sua vita dal nulla che interi pomeriggi passati in compagnia delle amiche non lasciavano la minima traccia nella sua memoria. Come non fossero mai esistiti. Ma fu proprio da una amica, la più cara, che conobbe Sergio. Lui era il compagno di liceo del figlio di Laura, la sua amica del cuore.

- Alt! Questa storia non mi piace!

...Leila lo incontrava ogni volta che andava da Laura. Lui e Gianmaria, la salutavano frettolosi e sparivano nel loro mondo esclusivo, oltre il confine della loro giovinezza, a studiare e ad ascoltare musica. Lei ancora non si accorgeva della strana luce nello sguardo di quel ragazzo bruno, dagli occhi tristi. Non si accorgeva delle sue occhiate timide, quasi furtive, del suo interesse per lei. Ci sarebbero voluti ancora sei mesi prima che il caso potesse dal loro il modo di avere il primo vero incontro ad una mostra d'arte moderna...

- Io detesto l'arte moderna!

- Ma insomma! Chi cavolo è che parla?

- Sono Leila...

- Impossibile: questo è un romanzo rosa non una commedia di Pirandello!

- Pirandello non scriveva commedie, ma drammi...Castrone!

- Ora basta! Chiunque tu sia chiudi il becco e lasciami lavorare...

- Nemmeno per sogno: io ho il diritto di protestare!

- Non vedo il perché... E poi io non accetto proteste in forma anonima...

- Ma che anonima! Io sono Leila, il tuo personaggio principale...

- Embè!

- Come embè... Io mi rifiuto di innamorarmi di un ragazzotto che mi guarda con lascivia adolescenziale...

- Non è lascivia! Questa è una storia romantica per un pubblico femminile.

- Io non ci vedo nulla di romantico! Ci vedo la galera... Sedurre un minorenne è reato!

- Noi dimostreremo il contrario.

- Ma sei matto?

- L'amore non ha confini...

- Per me li ha! E poi questo Sergio non mi piace. Ha i brufoli!

- Impossibile! Non li ho ancora descritti e non ne ho alcuna intenzione.

- Ti dico che li ha...Li ho visti io. Non crederai mica di avere il monopolio sulla realtà!

- Ma di quale realtà vai cianciando? Questo è un romanzo!!! Al massimo la realtà la rispecchia...

- Ebbene: questo romanzo non rispecchia proprio un bel niente!

- Ma che ne sai tu che non esisti nemmeno...E poi il romanzo è appena cominciato e mi sa che sono di nuovo preda dell'esaurimento...

Lo scrittore si versa una dose generosa di liquore. Il personaggio tenta di replicare, ma viene troncato in malo modo.

- Taci e lasciami lavorare! Non ho tempo da perdere, io!

 

(...continua...)

 

PER OVVIE RAGIONI VIENE PUBBLICATA SOLTANTO UNA PARTE DEL PRIMO CAPITOLO

 

 

PRIMO CAPITOLO DEL GIALLO ALL'ITALIANA

"UN CASO COMUNE"

di Annarita Coriasco

 

21 MAGGIO

-Non c’è più!

-Non c’è più?

-No, non c’è più.

Gli occhi stralunati del Sindaco Mondanotti, si fecero dapprima mortalmente preoccupati e poi estremamente minacciosi.

-Segretario, le va di scherzare?

Pennachione divenne rosso fin sulla pelata, poi sbiancò nuovamente.

-Signor Sindaco, la prego di credere che in vent’anni di carriera onorata, mai, e sottolineo mai, mi successe un accadimento della fattispecie.

“Ma come cacchio parla questo” pensò il Sindaco. Quindi, a voce alta tuonò:

-E’ impossibile! Se la pratica c’è stata rimandata col nullaosta dall’organo competente per la supervisione, deve esserci.

-Non c’è. – Si prostrò il segretario.

-Avete setacciato l’archivio?

-Si.

-L’ufficio tecnico, i computer… Ma neppure sul computer l’avete registrata?

-Si, li c’è. C’è anche in entrata alla registrazione. E’ la pratica che non c’è.

-Il responsabile! Voglio il responsabile.

-Non c’è.

-Come “non c’è”! Ma qui non c’è niente. Non vorrà mica dirmi che si è suicidato? – ironizzò tetramente Mondanotti – Del resto avrebbe fatto bene…

-Non c’è un responsabile perché la pratica in questione pur essendo regolarmente tornata al comune, non è mai nella fattispecie pervenuta ad ufficio alcuno.

-Cerchi nel suo di ufficio, che è sempre un bailamme.

L’occhio poco socievole del dott. Pennacchione si fece ancor più ufficialmente scostante. Incassò a stento l’accusa niente affatto velata del Sindaco e replicò, con un conciliante freddo sorriso:

-I miei sottoposti hanno spulciato ogni anfratto del mio ufficio e non vi hanno trovato altro che i biglietti d’auguri di Natale che l’altr’anno sparirono dall’ufficio suo.

-Che cosa vuol dire con questo? – chiese il Sindaco con lo sguardo che mandava lampi.

-Niente più di quel che dissi. Li trovò Stenti dietro il mobile di rappresentanza.

-Quello con le targhe e i regali del comune gemellato?

-Si, quello.

-In questo comune accadono cose ben strane… -Mondanotti uscì da dietro alla scrivania, buttando le matite che aveva temperato a mezzo sul ripiano. Due o tre caddero a terra e prontamente Pennacchione si chinò a coglierne una.

-Vi voglio tutti a rapporto: ufficio tecnico, segreteria, anagrafe, vigili, messo… Tutti!

Il segretario posò la matita sulla scrivania trasalendo involontariamente.

-Anche il ragioniere? – chiese in tono professionale.

-Si. Anche il ragioniere.

Pennacchione salutò e uscì prontamente per eseguire. Un sorriso beffardo gli increspava i baffi ben curati. Avrebbe mandato dal Sindaco il rag. Perticoni. Per primo, e da solo.

 

 

(per ovvie ragioni viene pubblicato primo capitolo)